Il porro di Cervere è diverso da tutti gli altri porri. Vivo testimone di quanto l’Italia sia ricca di varietà di ortaggi, il “porro lungo d’inverno”, come è anche chiamato, è un prodotto tutelato che conserva, grazie alle caratteristiche del territorio in cui è coltivato, gusti e forme che lo rendono unico.
La storia del porro Cervere:
Non c’è certezza sulla zona di origine del porro di Cervere anche se è noto che sia molto antico. Alcuni studiosi pensano a una origine di stampo celtico a tremila anni a.C. ed è attestato che fosse conosciuto e coltivato in Egitto già nel 2000 a.C.: i geroglifici raccontano di una pianta consumata dagli schiavi addetti alle costruzioni delle piramidi. Anche dai romani il “porrum” era utilizzato e soprattutto durante il Medioevo divenne valido alleato contro le carestie, vista la sua coltivazione biennale.
Dal novembre del 1996 un apposito consorzio mira a tutelare le virtù organolettiche del porro di Cervere. Coordina studi e incontri con i produttori e le associazioni del settore per diffondere sempre più la conoscenza di questa varietà, che è diventata protagonista nell’omonimo Comune e utlizzato in molte ricette.
Ogni anno si organizza la fiera del porro di Cevere, nel 2019 si conta la 40esima edizione, e a questo ortaggio è stato dedicato anche un intero palazzetto, che occupa la piazza centrale: il PalaPorro.
La produzione del porro di Cervere:
La produzione del porro di Cervere è ancora effettuata con tecniche tramandate di padre in figlio ed è difficilmente automatizzabile. La componente manuale è infatti ancora importantissima, caratteristica che rende difficile la produzione in grandi quantità. In Piemonte, circa 200 ettari sono dedicati alla produzione del porro, da cui arrivano circa trentamila quintali, per un buon 60% coltivati in provincia di Cuneo, e in particolare a Cervere. Il terreno presente in questa zona è abbastanza raro in natura e accoglie benissimo il porro: è calcareo e composto da sabbia fina e limo.
Così l’ortaggio cresce dolce e digeribile. La semina avviene a marzo e il raccolto avviene a più fasi nei mesi invernali con un vantaggio: questa pianta può restare nel terreno anche nei mesi invernali. Durante la crescita vengono fatte diverse rincalzature, prima automatiche e poi manuali, così come lo è la raccolta. È poi conservato in luoghi umidi per essere mantenuto al meglio.
Territorio dei porri di Cervere:
Il microclima della zona e le caratteristiche del terreno offrono le condizioni ideali ancora oggi per la coltivazione e gli abitanti di Cervere si sentono profondamente legati anche emotivamente a questo ortaggio. Si può dire che sia il simbolo del paese. In 40 anni di sagre del porro dedicate, l’Amministrazione ha trovato una giusta combinazione di sapori e cultura. Il Comune è così animato per due settimane grazie a questa manifestazione, dove si posso degustare i porri in numerose ricette.
Un altro simbolo della città dei porri Cervere è la vecchia torre, unico resto del castello sul colle di San Filippo, che fu distrutto prima nel 1200, ricostruito un secolo dopo e poi definitivamente demolito dall’esercito di Francia nel 1500.
Il porro e la torre, da proteggere e tutelare, sono diventati così il simbolo del Comune di Cervere: l’impegno in entrambi i casi è evitare che si perdano vere e proprie tradizioni.
Sono numerose le ricette con il porro di Cervere come per esempio i flan di peperoni di Carmagnola e porri, sformati saporiti e colorati, ideali per chi è alla ricerca un antipasto dal tocco raffinato!
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